- Polisonnografia, che cos’è e perché si prescrive
- Dove e come si fa un accertamento polisonnografico
- Esame polisonnografico, cosa c’è da sapere prima
Polisonnografia, che cos’è e perché si prescrive
La polisonnografia è un esame mirato alla diagnosi dei disturbi del sonno. Si tratta di una metodica non invasiva, non dolorosa, in cui non vengono utilizzati mezzi di contrasto né raggi X o aghi, pertanto senza controindicazioni per bambini, persone anziane, donne in gravidanza o in allattamento e soggetti con altre fragilità.
Questo accertamento si prescrive in presenza di alterazioni (respiratorie, cardiache, neurologiche o a carico di altri apparati) e sintomi legati a un riposo non ristoratore. Ecco alcune indicazioni da ricordare:
• Parasonnie del sonno REM (paralisi del sonno, incubi ricorrenti, disturbo comportamentale in sonno REM)
• Parasonnie del sonno non REM (sonnambulismo, stato confusionale al risveglio, terrore notturno, somniloquio, enuresi)
• Apnee e bradipnee
• Insonnia cronica
• Epilessia notturna
• Narcolessia
• Sindrome da alimentazione notturna
• Disturbi del movimento in fase di sonno (sindrome delle gambe senza riposo in primis)
• Emissione di suoni monotonali (groaning)
• Allucinazioni ipnopompiche (dopo il risveglio) e ipnagogiche (durante l’addormentamento).
La scelta del tipo di esame spetta a un esperto in medicina del sonno, in base al quesito clinico di partenza. Occorre tenere conto dei sintomi del paziente, delle testimonianze dei familiari (ad esempio in caso di sonnambulismo) e del parere di altri specialisti (primi tra tutti cardiologi e neurologi).
Grazie all’esito dell’accertamento polisonnografico si può impostare un protocollo terapeutico ad hoc. Per i soggetti che soffrono di apnee notturne, ad esempio, è prevista l’applicazione della CPAP (maschera durante il sonno), che aiuta a prevenire la sonnolenza diurna e migliora l’attività cardio-vascolare.
Dove e come si fa un accertamento polisonnografico
A seconda delle indicazioni l’esame viene fatto a casa o in una struttura attrezzata, come un ospedale o un centro poli-diagnostico all’avanguardia, con collegamento dell’attrezzatura a un computer ed, eventualmente, a una videocamera in continuo con audio attivato. Il paziente può indossare una maglia comoda, purché non la cambi per andare a dormire.
La preparazione inizia nel tardo pomeriggio: se la richiesta riguarda anomalie del miocardio e dell’apparato respiratorio l’applicazione si limiterà a una cintura dotata di polisonnigrafo sul torace
e di sensori (per naso, bocca e saturazione dell’ossigeno). Per i disturbi a livello neurologico e motorio, invece, l’operatore posizionerà degli elettrodi sulla calotta cranica, sul volto e su altre parti del corpo, pertanto effettuerà anche un elettroencefalogramma in contemporanea.
Il macchinario trasmette i dati rilevati al computer in tempo reale, grazie alla misurazione di diversi parametri. Tra questi ultimi vale la pena menzionare frequenza cardiaca, numero di atti respiratori per minuto, movimenti degli occhi, livello di ossigenazione del sangue e pressione. Inoltre il sistema registra apnee, russamento, onde cerebrali e, quando occorre, l’attività dell’apparato locomotore, l’emissione di vocalizzi e di parole.
Riguardo alla durata, il periodo oscilla tipicamente intorno alle 7-9 ore sia per la polisonnografia cardio-respiratoria sia per quella completa. Tali tempistiche, variabili in base alle abitudini e ai disturbi da individuare, non includono la preparazione e l’attesa fino al momento di andare a dormire.
Esame polisonnografico, cosa c’è da sapere prima
Per ottenere un risultato attendibile, è indispensabile rendere confortevole l’ambiente in cui il paziente andrà a dormire, soprattutto se non starà a casa propria. Nelle cliniche poli-ambulatoriali più all’avanguardia, la stanza del sonno assomiglia molto a una camera d’albergo, pertanto è dotata di ogni comfort e di spazi per collocare tutto ciò che serve per renderla familiare.
La registrazione dei parametri, delle immagini e dei suoni parte quando il soggetto in esame va a dormire e termina al risveglio. In ambiente ospedaliero l’attivazione del sistema audio serve non solo a identificare suoni, rumori e parole dette durante il sonno, ma anche per permettere al paziente di ricevere soccorso tempestivo in caso di malore.
Quanto alla comparsa di lievi irritazioni e arrossamenti in seguito alla rimozione dei sensori, di solito si tratta di una reazione transitoria dovuta all’applicazione del colloide; tuttavia le persone con allergie o sensibilità a livello cutaneo devono segnalarle all’operatore di turno in fase di screening, in modo da eliminare qualsiasi criticità. L’esame polisonnografico a domicilio è sempre limitato al monitoraggio dei parametri cardio-respiratori, mentre quello completo necessita di una struttura attrezzata e di personale medico a disposizione 24 ore su 24. Il motivo è legato a un rischio più alto nella gestione degli imprevisti, nonché all’esigenza di fare rilievi più accurati e controllare molte più variabili.
A risveglio avvenuto sarà cura del tecnico sanitario fermare la registrazione, rimuovere i sensori e spegnere i dispositivi di acquisizione. Il paziente può così tornare a casa propria e attendere i risultati, la cui elaborazione può richiedere da qualche giorno a un paio di settimane. Grazie al referto il professionista di medicina del sonno può trovare o meno una conferma alle ipotesi di partenza e, in base all’interpretazione finale, studiare la terapia più adatta.