Risonanza magnetica all’encefalo: quando farla

Ultimo aggiornamento: 19/05/2022

Per risonanza magnetica all’encefalo si intende quell’esame, fatto appunto con la risonanza magnetica nucleare, che va a interessate il comparto encefalico.

Nello specifico parliamo di cervelletto, tronco encefalico, diencefalo e cervello: con questo esame infatti è possibile visualizzare l’interno del corpo umano in maniera non invasiva ed ottenere immagini chiare e dettagliate dei tessuti duri e de tessuti molli.

Questo la rende una diagnostica di assoluta rilevanza in numerosi campi della medicina: dalla traumatologia all’oncologia, passando per l’ortopedia, la gastroenterologia, la cardiologia, solo per citarne alcuni.

Quando viene prescritta la risonanza magnetica nucleare all’encefalo?

Ci sono tanti motivi del perché un medico può averci prescritto questo esame, perché esso può permettere di approfondire la nostra condizione in relazione a svariate patologie come un possibile aneurisma, la sclerosi multipla, l’idrocefalo, episodi di ictus, tumori, infiammazioni al cervello, cisti, edemi cerebrali, malattie endocrine, le emorragie cerebrali e gli ematomi cerebrali, le encefalomiopatie, le problematiche cerebrovascolari in generale.

Ma la risonanza magnetica nucleare all’encefalo può essere d’aiuto anche per capire l’origine dei mal di testa, delle vertigini, di improvvise alterazioni dell’umore.

Una classica risonanza magnetica all’encefalo dura tra i 30 e i 60 minuti; alla sua conclusione, il paziente può fare ritorno immediato a casa, salvo non abbia assunto un sedativo prima della procedura o sia stato sottoposto all’iniezione di un mezzo di contrasto.
Questo test è controindicato alle persone con dispositivi o componenti in metallo all’interno del corpo come il pacemaker: l’interpretazione dei risultati spetta a un medico radiologo.

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