Allergie e intolleranze, differenze e test diagnostici

Ultimo aggiornamento: 17/04/2024
Allergie e intolleranze

Allergie e intolleranze, quali sono le differenze?

Anche se, a volte, queste due condizioni possono provocare gli stessi disturbi (basti pensare a gonfiore, dolore, diarrea e vomito in seguito all’ingestione di un alimento) le cause sono differenti, pertanto è sbagliato utilizzare i termini sopra citati come sinonimi.


Un’allergia è una reazione anomala del sistema immunitario, dovuta all’esposizione a una sostanza per via inalatoria, orale, cutanea o di altro tipo. Si differenzia dalle malattie auto-immuni poiché, in quest’ultimo caso, l’antigene riconosciuto come corpo estraneo (quindi come bersaglio da aggredire e rimuovere) non proviene dall’esterno ma è una componente interna. Alcuni esempi in tal senso sono il diabete di tipo 1 e il lupus eritematoso, nei quali il paziente deve evitare per tutta la vita il contatto con l’agente in grado di dare problemi, perfino in piccole quantità.
L’intolleranza, invece, nasce per deficit enzimatico (totale o parziale assenza di un enzima) o problemi a carico di un organo o di un apparato, soprattutto di natura infiammatoria. Al contrario di quanto accade per allergia e malattia auto-immune, per le intolleranze esiste la possibilità di remissione temporanea o permanente dei sintomi, soprattutto per quelle associate a infiammazioni o a disturbi funzionali.

Indagini di primo orientamento per allergie e intolleranze

Una diagnosi tempestiva assume un ruolo fondamentale in entrambi i casi, poiché permette non solo di trattare la sintomatologia nel modo più opportuno, ma anche di individuare eventuali sostanze responsabili di fastidi con estrema precisione, evitando nuovi attacchi.


Tra gli esami più affidabili rientra il prick test: detto anche test per inalanti, è una prova da contatto indolore per il rilievo di allergeni che causano sintomi respiratori o all’apparato digerente. Si può eseguire su adulti, ragazzi e bambini a partire dal primo anno di età (previa indicazione del medico o del pediatra), mentre nei neonati non offre esiti apprezzabili.
L’esame non necessita di una particolare preparazione, se non della sospensione dell’uso di cortisonici (un paio di settimane) e di antistaminici (5 giorni). Il paziente porge l’avambraccio all’operatore, che contrassegna le zone da testare con una matita dermografica, applica le sostanze allergizzanti in forma liquida e appoggia un ago sterile per favorire il contatto con l’epidermide. La comparsa di un pomfo rosso nell’arco di 15-30 minuti è segno di una reazione.


Un altro mezzo utile in fase di screening è il patch test da contatto, impiegato in presenza di risposte immunitarie a livello cutaneo (eczemi e dermatiti). La prova non è invasiva e consiste nell’applicazione di cerotti contenenti piccole quantità di allergeni per 48-72 ore. Il soggetto testato deve evitare di sudare, sforzare e bagnare l’area trattata, che si arrosserà in presenza di allergie; gravidanza e terapia cortisonica sono le uniche condizioni incompatibili con la metodica.
Quanto alle intolleranze, uno strumento efficace è il breath test, indicato per helicobacter e malassorbimento del lattosio (ovviamente con le dovute differenze nell’uno e nell’altro caso). Si prelevano 9 campioni di aria espirata per 4 ore, prima e dopo la somministrazione di una soluzione contenente lattosio e acqua (rispettivamente 25 g e 200 ml).


Per ottenere un risultato affidabile, la persona in esame seguirà un’alimentazione particolare il giorno prima (riso bollito a pranzo; pesce, pollo o tacchino grigliato o lesso a cena). Inoltre si dovrà stare a riposo, non fumare, evitare di masticare chewing gum o caramelle, non lavarsi i denti, digiunare dalla sera prima e bere solo acqua non gasata. L’assunzione di antibiotici deve essere interrotta 20 giorni prima, mentre per fermenti lattici e lassativi bastano 4-5 giorni.

Allergie, intolleranze e altre patologie, gli screening di approfondimento

I prelievi sierologici rientrano tra gli accertamenti da fare quando le prove allergologiche di primo livello e il breath test hanno dato esito negativo o dubbio. In presenza di sintomi riconducibili alla celiachia il medico potrebbe prescrivere dei test sull’assorbimento del glutine (da fare previo digiuno di 8 ore e prima di passare a un’alimentazione gluten free) basati sulla ricerca di anticorpi e auto-anticorpi specifici.


Tra di essi occorre ricordare il dosaggio di EMA (anticorpi anti-endomisio, che attaccano le cellule intestinali), i tTGA (anti-transglutaminasi di classe IgA e IgG) e gli AGA (anticorpi anti-gliadina). La prescrizione di tali analisi potrebbe essere fatta anche in seguito a un breath test al sorbitolo, impiegato per verificare la presenza di un malassorbimento intestinale di natura non specifica.


Da segnalare, infine, il rast test, rivolto all’individuazione di immunoglobuline specifiche di classe E (IgE) nel sangue venoso. Le indicazioni alla metodica comprendono la verifica di falsi negativi sul prick test o la necessità di testare soggetti in condizioni incompatibili con quest’ultimo, come la somministrazione di cortisonici e antistaminici. Per sottoporsi all’esame non è indispensabile il digiuno né una preparazione ad hoc.

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