
Il riscaldamento globale non è una questione astratta riservata a scenari futuri: le ondate di calore intenso colpiscono già oggi con effetti devastanti, e una delle popolazioni più fragili è quella degli anziani. In Europa, ad esempio, nel 2022 si sono stimati tra i 60.000 e i 70.000 decessi legati al calore, e quasi metà di essi è attribuibile direttamente al cambiamento climatico di origine antropica. Questo fenomeno non è sporadico: si registra una crescita drammatica della mortalità anche nei mesi estivi, specialmente nelle aree urbane dove l’effetto “isola di calore” accelera i rischi per la salute, e fra chi ha oltre 65 anni.
Riscaldamento globale e gli anziani un binomio rischioso
Il corpo invecchia, e con l’età si affievolisce la capacità fisiologica di regolare la temperatura interna. Gli anziani sudano meno, la vasodilatazione è meno efficace, e il sistema cardiovascolare fatica a mantenere l’equilibrio. A ciò si aggiunge la presenza di malattie croniche – come patologie cardiache, respiratorie, renali o metaboliche – e l’utilizzo di farmaci che possono interferire con la termoregolazione. Anche lo stress da calore accelera il declino del sistema immunitario, alterando il microbioma intestinale e aumentando la vulnerabilità alle infezioni.
Studi epidemiologici confermano che l’anzianità è un fattore di rischio decisivo: gli ultranovantenni hanno incidenze di mortalità da caldo tre volte superiori rispetto agli over 60–74 anni, mentre i 75–89enni registrano il doppio di decessi rispetto ai più giovani nella stessa fascia.
Effetti diretti sulla salute fisica e mentale
Il calore estremo non agisce solo sulla mortalità, ma influisce in modo subdolo anche sulla qualità della vita. Agisce come aggravante di patologie cardiovascolari e respiratorie: il cuore, sotto stress termico, subisce un aumento del 12–26% della richiesta di lavoro, con rischio di infarto, aritmie e peggioramento della funzione renale. Non solo il corpo: anche la mente soffre. L’esposizione prolungata al caldo può compromettere il sonno, incrementare stati d’ansia o depressione, peggiorare deficit cognitivi e alimentare l’isolamento sociale.
Cosa può fare il sistema sanitario: prevenzione ed esami consigliati
Per proteggere i pazienti anziani dal riscaldamento globale, l’organizzazione sanitaria può promuovere un piano di prevenzione sistematico. In primo luogo, è cruciale l’uso di ambienti climatizzati o centri di raffreddamento attivati dalle comunità, dove offrire riparo, idratazione e monitoraggio clinico. Poi, servono esami specifici: monitoraggio cardiaco, controllo diidratazione tramite analisi di elettroliti, valutazione della funzionalità renale e pneumo-cardiologica, oltre a test cognitivi per individuare malati e fragilità in tempo per intervenire. I medici dovrebbero suggerire ai pazienti anziani idratazione costante (senza aspettare la sete), vestiti leggeri, docce fredde e attenzione ai segnali del corpo (come mal di testa, confusione, capogiri): sintomi che possono preludere a colpo di calore o esaurimento da calore.
Il contesto demografico peggiora la prospettiva futura
Se oggi gli anziani rappresentano già una fascia vulnerabile, il cambiamento demografico e climatico aggrava ulteriormente le cose. Entro il 2050, l’anzianità globale raddoppierà, e oltre il 23% degli over 69 vivrà dove le temperature superano i 37,5 °C, livello pericoloso per la salute. In Austria, ogni giorno con più di 30 °C si associa a un aumento del 2,4 % della mortalità, che raddoppia dove la densità di anziani è maggiore.
Conclusione: un impegno necessario e urgente
Il riscaldamento globale colpisce la salute soprattutto di chi ha accumulato anni di fragilità fisica. Gli anziani pagano un prezzo alto e ingiusto. Il sistema sanitario può e deve intervenire con prevenzione, informazione, infrastrutture adeguate e programmi di screening mirati. In questo modo, può trasformare la vulnerabilità in resilienza, e contribuire a una sanità che guarda al futuro con responsabilità e cura.