Indice:
- Nuove frontiere della diagnostica per immagini: l’Intelligenza Artificiale
- Il ruolo del radiologo nell’epoca dell’IA
- La radiologia tradizionale ai giorni nostri
- Gli operatori sanitari di fronte alle nuove tecnologie: un continuo aggiornamento
La diagnostica per immagini dagli anni ‘80 in poi ha fatto passi enormi e questo grazie all’introduzione del computer. Siamo passati dalla sola radiologia tradizionale, basata sull’uso di raggi X, a nuove metodiche rivoluzionarie come l’ecografia, la TAC, la risonanza magnetica (RM), la TAC CONE-BEAM. Ora siamo di fronte alla grande sfida dell’IA (Intelligenza Artificiale), destinata a dare un altro importante impulso.
Ne parliamo con il Dott. Marcello Bartomioli specialista in radiologia diagnostica già responsabile del servizio TAC e risonanza magnetica di Radiologia dell’Ospedale di Macerata ed attuale collaboratore presso “Associati Fisiomed”.
Nuove frontiere della diagnostica per immagini: l’Intelligenza Artificiale
“L’IA, di fatto già presente in alcune apparecchiature TAC e risonanza magnetica (RM) e nei sistemi ris-pacs, che i radiologi utilizzano per visualizzare le immagini e per la refertazione, ogni giorno di più sta crescendo, ampliando e migliorando le sue possibilità di utilizzo- spiega il Dott. Bartomioli-Viene utilizzata in tutte le fasi di lavoro dell’attività radiologica quotidiana, dalla produzione delle immagini, all’interpretazione delle stesse, fino alla refertazione. Grazie alla IA, nella fase di produzione delle immagini le apparecchiature sono in grado di ottimizzare i parametri di acquisizione migliorando la loro qualità a fronte di una significativa riduzione dei tempi dell’esame, il che comporta miglior confort per il paziente e un aumento della produttività con riduzione dei tempi di attesa”.
“Nell’interpretazione delle immagini, l ‘IA aiuta il radiologo in quanto riesce ad indicargli, seppur in maniera acritica, le zone ritenute non normali; in termini più semplici vede di più di quanto faccia l’occhio umano migliorando le possibilità diagnostiche– prosegue il Dott. Bartomioli- In ultimo, ma non certo per importanza, può essere utilizzata nella refertazione guidando il radiologo nella compilazione del referto, che è il momento più importante e conclusivo dell’atto radiologico”.
Il ruolo del radiologo nell’epoca dell’IA
Per quel che riguarda la possibilità che l’avvento dell’IA possa determinare la scomparsa della figura del radiologo, il Dott. Bartomioli si dichiara scettico: “Quando si parla di IA in tutti i campi, perciò anche in quello medico, il pericolo è che possa sostituire interamente l’essere umano, ma non credo che ciò potrà mai avvenire; trattasi sempre di una macchina che non possiede la sensibilità, l’esperienza e soprattutto la capacita creativo-interpretativa della mente umana. Va visto piuttosto come un nuovo importante strumento che non sostituisce l’uomo, ma integra gli altri strumenti a nostra disposizione, migliorando il lavoro e le performances diagnostiche”.
La radiologia tradizionale ai giorni nostri
Con le apparecchiature cosiddette “pesanti” come TAC e RM, integrate dall’AI, sorge spontaneo chiedersi se abbia ancora un senso la radiologia tradizionale ereditata da Rontgen con la scoperta dei raggi X nel 1895. Il Dott. Bartomioli sembra non avere dubbi: “Sicuramente sì. Non dobbiamo credere che la complessità tecnologica porti in ogni caso ad un miglioramento della diagnosi.
Il concetto base in medicina è di arrivare alla diagnosi seguendo la via più semplice, meno dispendiosa e meno impattante per il paziente. Qui ritorna l’importanza dell’uomo: sarà il medico prescrivente, in base al colloquio, sintomatologia e visita del paziente ad indirizzarlo al medico radiologo, che nel ventaglio di offerte radiologiche sceglierà la metodica più appropriata. Per esempio nel sospetto di una frattura sarà sicuramente la radiologia tradizionale la metodica di prima scelta”.
Gli operatori sanitari di fronte alle nuove tecnologie: un continuo aggiornamento
L’avvento dell’IA non preoccupa certamente chi, come il Dott. Bartomioli, ha a che fare da molti anni con apparecchiature diagnostiche: “Noi operatori del settore, medici e tecnici, dal 1980 in poi abbiamo assistito ad un susseguirsi di innovazioni e siamo stati incalzati dalla tecnologia. Come già detto, con ecografia, TAC e RM abbiamo dovuto rinnovare il nostro bagaglio culturale e in alcuni casi ricominciare da zero. Faccio l’esempio più tangibile: il passaggio dalla famosa “lastra” alla radiologia digitale; ormai è cosa di tutti i giorni, ma è stata una rivoluzione epocale, che, dai costosi ed ingombranti pacchi di “lastre”, ha permesso di passare alle immagini su dischetto, fruibili da tutti tramite posta elettronica e consultabili da casa. Il passaggio non è certo stato facile, in quanto abbiamo dovuto modificare completamente l’organizzazione dei reparti di radiologia e le modalità di lavoro. Alcuni colleghi radiologi più anziani non sono riusciti ad adattarsi a questi cambiamenti ed hanno preferito persino abbandonare la professione. Tutto questo per dire che le innovazioni tecnologiche, come l’odierna AI, spesso non sono indolori, ma ormai siamo allenati ai cambiamenti e come sempre, volendo citare una frase di Roberto Benigni: iniziare un nuovo cammino spaventa, ma dopo ogni passo che facciamo ci rendiamo conto di come era pericoloso rimanere fermi”.