Acidificazione degli oceani e le sue ripercussioni sulla salute

Ultimo aggiornamento: 31/01/2025
acidificazione degli oceani

Spesso definiti i “polmoni blu” del pianeta, gli oceani svolgono un ruolo cruciale per la nostra vita, regolando il clima e ospitando una biodiversità straordinaria. Ma il loro contributo va ben oltre: assorbono circa il 30% dell’anidride carbonica (CO₂) emessa dalle attività umane, un’arma a doppio taglio che sta portando a una crisi silenziosa ma devastante: l’acidificazione degli oceani.

Un equilibrio chimico fragile con un ecosistema in pericolo

Quando la CO₂ viene assorbita dall’acqua marina, si innesca una reazione chimica che altera l’equilibrio del pH oceanico, rendendolo più acido. Dal periodo preindustriale, il pH degli oceani è diminuito di circa 0,1 unità, un cambiamento che equivale a un aumento del 30% dell’acidità. Questo processo, noto come acidificazione, sta avvenendo a un ritmo allarmante, con conseguenze profonde per l’ecosistema marino, la sicurezza alimentare e, di riflesso, la nostra salute.

L’acidificazione colpisce in modo particolare gli organismi che costruiscono gusci e scheletri di carbonato di calcio, come coralli, molluschi e alcune specie di plancton. Con l’aumento dell’acidità, questi organismi faticano a formare e mantenere le loro strutture, diventando più vulnerabili. Le barriere coralline, già minacciate dal riscaldamento delle acque, stanno diventando più fragili, mettendo a rischio interi ecosistemi che dipendono da loro. Inoltre, l’acidificazione influisce sul comportamento e sulla fisiologia di molte specie ittiche.

Alcuni pesci esposti a livelli elevati di CO₂ mostrano alterazioni nel sistema nervoso, con conseguenze sulla loro capacità di evitare predatori o di trovare cibo. Questi cambiamenti potrebbero avere un impatto a cascata su tutta la catena alimentare marina, compromettendo la biodiversità e la produttività degli oceani.

La sicurezza alimentare a rischio

Gli oceani sono una fonte primaria di proteine per oltre 3 miliardi di persone in tutto il mondo, soprattutto nelle comunità costiere e nei paesi in via di sviluppo. Tuttavia, l’acidificazione sta minacciando la sostenibilità della pesca e dell’acquacoltura. Molluschi come ostriche, vongole e cozze, particolarmente sensibili ai cambiamenti del pH, stanno già risentendo di questa crisi, con ripercussioni economiche significative per le comunità che dipendono da queste risorse. Inoltre, la riduzione della biodiversità marina e la diminuzione delle popolazioni ittiche potrebbero portare a una maggiore insicurezza alimentare, aggravando le disuguaglianze sociali ed economiche e aumentando il rischio di conflitti per l’accesso alle risorse ittiche.

L’acidificazione degli oceani è un pericolo per la salute umana

Le conseguenze dell’acidificazione degli oceani non si limitano all’ambiente e alla sicurezza alimentare. La salute umana è direttamente minacciata. Studi recenti hanno dimostrato che l’esposizione a livelli elevati di acidità può avere effetti negativi sulla salute respiratoria, cardiovascolare e neurologica. Ad esempio, l’inalazione di aerosol marini acidi può irritare le vie respiratorie e peggiorare i sintomi di asma e altre malattie respiratorie. Inoltre, l’accumulo di tossine in organismi marini, come i molluschi, può aumentare il rischio di malattie cardiovascolari e causare problemi neurologici, come difficoltà di memoria e concentrazione.

Per valutare i rischi legati all’esposizione all’acidificazione degli oceani, possono essere utili alcuni esami specifici, come i test di funzionalità respiratoria per identificare eventuali problemi respiratori legati all’inalazione di aerosol acidi. Oppure le analisi del sangue: per misurare i livelli di sostanze tossiche e valutare il rischio di malattie cardiovascolari. In ultimo, ma non per importanza, si potrebbe sostenere una valutazione neurologica, per identificare eventuali problemi neurologici causati dall’esposizione a tossine marine.

Cosa possiamo fare per il nostro futuro

La lotta contro l’acidificazione degli oceani richiede un impegno globale. Ridurre le emissioni di anidride carbonica è il primo e più importante passo, ma non basta. È necessario adottare strategie di adattamento, come la protezione e il ripristino degli ecosistemi marini, la promozione di pratiche di pesca sostenibili e lo sviluppo di tecnologie innovative per monitorare e contrastare gli effetti dell’acidificazione. Le aziende sanitarie possono svolgere un ruolo cruciale in questa battaglia, promuovendo la ricerca scientifica, sensibilizzando i pazienti e le comunità sull’importanza della salute degli oceani e collaborando con istituzioni e organizzazioni per sviluppare politiche efficaci.

Proteggere gli oceani non è solo una questione ambientale, ma un imperativo per la salute umana. Dobbiamo avere il dovere di contribuire a questa missione, promuovendo la consapevolezza e sostenendo iniziative che tutelino gli ecosistemi marini. Un oceano sano è essenziale per un futuro sano per tutti. L’acidificazione degli oceani è una crisi che non possiamo ignorare. Agire oggi significa proteggere non solo il pianeta, ma anche la nostra salute e il nostro benessere.

Articolo a cura di:

Riccardo Pallotta

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