Depressione, ne parliamo con la Dott.ssa Sandra Ramacciotti

Ultimo aggiornamento: 10/01/2025

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Sintomi e diffusione dei disturbi mentali

Sbalzi climatici, ritmi di vita frenetici, aumento dei prezzi, situazione geopolitica internazionale: ultimamente sono molti i fattori che concorrono a minare il tono del nostro umore! Spossatezza, difficoltà ad addormentarsi, inappetenza, malinconia, senso di inadeguatezza, ansia e tante altre condizioni psico-fisiche negative sono espressioni naturali di sentimenti legittimi in condizioni di particolare stress, ma a volte il malessere perdura e rende terribilmente difficile lo svolgimento anche delle più semplici azioni quotidiane. È allora che bisogna assumere la consapevolezza di avere a che fare con un disturbo mentale.

“I disturbi mentali sono tra le principali cause di malattia e hanno un impatto negativo sulla vita di un vasto numero di persone in tutto il mondo – spiega la Dott.ssa Sandra Ramacciotti, psichiatra presso Associati Fisiomed- Essi incidono in particolare sulla salute, l’adattamento sociale, umano ed economico di coloro che ne sono affetti, dei loro caregiver e della società tutta. Nel mondo, infatti, si calcola che 1 persona su 4 ne viene colpita in una fase della vita e la crescita non accenna a rallentare. Solamente 1 persona su 4 affetta da depressione maggiore riceve cure tempestive e appropriate a seguito della diagnosi”.

Quando si parla di depressione?

“La depressione affligge 300 milioni di persone nel mondo, di cui 40 milioni in Europa. In Italia sono circa 3 milioni le persone che ne sono affette di cui più di 2 milioni sono donne -prosegue la Dott.ssa Ramacciotti-I sintomi cardine della depressione sono umore deflesso e/o perdita di piacere e interesse per la maggior parte delle attività della vita quotidiana, cui si associano alterazioni del peso, dell’appetito e del sonno, agitazione o rallentamento motorio, faticabilità, diminuzione marcata della stima di sé, disturbi di concentrazione e pensieri di morte o comportamenti suicidari. Nelle forme più gravi del disturbo è necessario porre particolare attenzione anche alla presenza di sintomi di tipo psicotico, come deliri o allucinazioni. I sintomi depressivi devono poi avere una durata di almeno due settimane, elemento che permette di distinguere eventuali reazioni ad eventi da condizioni cliniche che necessitano di trattamento.

Spesso al quadro depressivo si associano disturbi d’ansia”.

Una malattia sottovalutata

“Nonostante l’ampia diffusione e il disagio che crea la depressione, soltanto un terzo dei pazienti risulta in terapia – afferma la Dott.ssa Ramacciotti– Lo stigma verso la malattia, i pregiudizi sulle possibilità di cura e il timore degli effetti collaterali dei farmaci sono tra i principali ostacoli all’accessibilità ai percorsi terapeutici. Il primo passo da compiere è favorire l’informazione sulla depressione, spiegando che si tratta di una malattia e come tale deve essere portata all’attenzione medica e trattata con l’obiettivo di migliorare la prognosi e di conseguenza la qualità della vita. Si può guarire dalla depressione e quando ciò non possa verificarsi, la malattia può essere curata in modo da garantire al paziente una qualità di vita accettabile”.

Come trattare la depressione?

“Gli obiettivi del trattamento sono due: eliminare i sintomi e ripristinare un adeguato adattamento sociale e lavorativo (trattamento della fase acuta); prevenire le recidive e la cronicizzazione (trattamento a lungo termine).

Gli interventi ad oggi disponibili sono di varia natura e possono essere utilizzati singolarmente o in associazione. Si distinguono interventi terapeutici biologici e non biologici.

Tra le terapie biologiche ricopre un ruolo fondamentale la farmacoterapia, mentre fra quelle non biologiche ha un ruolo preminente la psicoterapia.

La scelta della strategia terapeutica dipende dalla gravità e dalle caratteristiche del disturbo, oltre che dalla storia clinica del paziente e non può dunque prescindere da un’accurata e personalizzata valutazione specialistica.

Gli approcci di tipo psicoterapico al trattamento della depressione (cognitivo-comportamentale, interpersonale, psicodinamico …) sono indicati nelle forme lievi e moderate, in particolare in quelle cosiddette reattive o situazionali, scatenate cioè da eventi specifici e limitati nel tempo come stress, lutti, conflitti personali e relazionali. Nelle forme gravi, invece, il trattamento farmacologico rimane l’approccio basilare, pur beneficiando di un supporto psicologico. In ogni caso, la psicoterapia non deve essere considerata un’alternativa alla farmacoterapia.

I trattamenti farmacologici sono costituiti dagli antidepressivi disponibili in classi differenti secondo i diversi meccanismi d’azione. I più utilizzati sono gli SSRI e SNRI che agiscono aumentando la permanenza dei neurotrasmettitori a livello degli spazi sinaptici (dove avviene lo “scambio” di informazioni tra una cellula nervosa e l’altra), stimolando i recettori e modificando così i meccanismi biochimici alterati alla base del disturbo depressivo.

In genere il trattamento farmacologico di prima linea si basa su una monoterapia, mentre la seconda linea prevede un adeguamento della dose del farmaco in uso o la sostituzione con altre molecole della medesima classe o di classe diversa. Nel caso di mancata risposta, si passa ai trattamenti di linea successiva in cui vengono eventualmente introdotti altri farmaci quali gli stabilizzanti dell’umore e i neurolettici. Infine, possono essere impiegati in associazione ai medicinali anche trattamenti somatici non farmacologici (la TMS, t-DCS, TEC, ecc.).

Ad ogni modo, è bene ripeterlo- tiene a ribadire la Dott.ssa Ramacciottila terapia non può prescindere dalla presa di coscienza del paziente e dalla sua disponibilità a ricercare l’aiuto di cui necessita negli specialisti giusti”.

Articolo a cura di:

Elisa Scoccia

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