Esami ormonali e riserva ovarica: il primo passo per capire la fertilità femminile

Ultimo aggiornamento: 28/02/2025

La fertilità femminile è strettamente legata alla qualità e alla quantità degli ovociti presenti nelle ovaie, un parametro noto come riserva ovarica. Con l’avanzare dell’età, questa riserva si riduce in modo naturale, influenzando la capacità di concepire spontaneamente. Tuttavia, ogni donna è diversa e l’età biologica delle ovaie non sempre coincide con l’età anagrafica. Per questo motivo, gli esami ormonali rappresentano il primo passo fondamentale per valutare la fertilità e pianificare eventuali strategie di concepimento.

Cos’è la riserva ovarica e perché è importante?

La riserva ovarica indica il numero e la qualità degli ovociti ancora disponibili nelle ovaie. Le donne nascono con una dotazione di circa 1-2 milioni di ovociti, che si riducono progressivamente nel corso della vita fino alla menopausa, quando la riserva si esaurisce.

Conoscere la propria riserva ovarica è utile in diverse situazioni:

  • Ricerca di una gravidanza naturale o assistita
  • Preservazione della fertilità (per esempio, prima di sottoporsi a trattamenti oncologici)
  • Valutazione di disturbi del ciclo mestruale
  • Diagnosi di condizioni come la sindrome dell’ovaio policistico o l’insufficienza ovarica precoce

Gli esami ormonali per valutare la fertilità

Per ottenere un quadro chiaro della riserva ovarica e della funzionalità ovarica, il ginecologo prescrive una serie di esami del sangue che misurano i livelli di specifici ormoni.

1. AMH

L’AMH è uno degli indicatori più affidabili della riserva ovarica. Questo ormone viene prodotto dai follicoli ovarici in crescita e il suo valore indica quante uova sono ancora disponibili.

  • Valori alti: possono essere associati alla sindrome dell’ovaio policistico.
  • Valori bassi: indicano una ridotta riserva ovarica, tipica delle donne più avanti con l’età o con insufficienza ovarica precoce.

A differenza di altri ormoni, l’AMH può essere dosato in qualsiasi fase del ciclo mestruale.

2. FSH (Ormone follicolo-stimolante) e LH (Ormone luteinizzante)

L’FSH e l’LH regolano la crescita dei follicoli e l’ovulazione. Questi esami si eseguono tipicamente nei primi giorni del ciclo mestruale (tra il 2° e il 5° giorno).

  • FSH alto: può indicare una ridotta riserva ovarica.
  • LH alto rispetto all’FSH è spesso associato alla sindrome dell’ovaio policistico.

3. Estradiolo

L’estradiolo è un ormone prodotto dai follicoli in crescita e viene misurato insieme all’FSH nei primi giorni del ciclo. Valori troppo alti in fase follicolare possono indicare una risposta ovarica alterata.

4. Prolattina

Livelli elevati di prolattina possono interferire con l’ovulazione e causare irregolarità mestruali o anovulazione, riducendo le possibilità di concepimento.

5. TSH e ormoni tiroidei

La funzionalità tiroidea è strettamente collegata alla fertilità. Uno squilibrio del TSH (ormone tireostimolante) può influenzare il ciclo mestruale e l’ovulazione.

Ecografia per la conta dei follicoli antrali

Oltre agli esami ormonali, il ginecologo può eseguire un’ecografia transvaginale per contare i follicoli antrali (AFC), piccoli follicoli presenti nelle ovaie all’inizio del ciclo mestruale.

  • AFC elevato può indicare ovaio policistico.
  • AFC basso suggerisce una ridotta riserva ovarica.

Come interpretare i risultati?

I valori degli esami ormonali devono essere sempre valutati da un medico specialista, che li interpreterà nel contesto clinico della paziente. Non esiste un singolo parametro che possa determinare con certezza la fertilità, ma un’analisi combinata permette di ottenere informazioni utili per prendere decisioni consapevoli.



Articolo a cura di:

Daniela Zepponi

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