Le patologie della spalla: intervista con l’ortopedico Dott. Paolo Righi

Ultimo aggiornamento: 04/10/2024

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Alla fine degli anni Novanta, nel reparto di Ortopedia dell’Ospedale di Macerata, arrivò alla direzione un ortopedico proveniente dal Rizzoli di Bologna, accompagnato da suoi assistenti ed allievi, con una visione molto dinamica dell’evoluzione clinica della specialità ortopedica. Si trattava del Dott. Fabio Giancecchi, già allora aperto ad approfondire ed attuare tutte le novità riguardanti la risoluzione di problematiche del comparto muscolo-osteoarticolare della spalla. Il Dott. Giancecchi purtroppo venne a mancare prematuramente nel giro di poco tempo per un male incurabile, ma uno dei suoi collaboratori che con lui erano arrivati a Macerata, il Dott. Paolo Righi, ha approfondito studi e ricerche proprio sulle patologie della spalla. Ancora affezionato al territorio marchigiano, egli svolge la sua attività professionale di consulente ortopedico per le patologie della spalla presso il Centro Medico Associati Fisiomed di Sforzacosta, oltre ad essere uno dei fondatori e promotori del sito Spallaonline.it. nonché responsabile della Chirurgia della Spalla presso il San Camillo Hospital a Forte dei Marmi (LU). Sarà proprio il Dott. Righi a rispondere ad alcune domande riguardanti vari aspetti della sua pratica clinica.

La diagnosi

In caso di dolore alla spalla, quale esame strumentale va eseguito?

“Nella nostra pratica clinica noi specialisti utilizziamo l’ecografia. Tale metodica ci consente, già durante la prima visita, di portare il nostro “occhio” dentro alle strutture della spalla e fare una diagnosi (nella maggior parte dei casi) estremamente precisa senza essere dipendenti da test clinici spesso condizionati dal dolore o poco attendibili, né da altri tipi di esami, magari eseguiti mesi prima, che non evidenziano lo stato attuale del quadro.

L’uso dell’ecografo non mostra solo eventuali danni alle strutture della spalla, ma può consentire anche pratiche mediche dirette, come lo svuotamento di versamenti liquidi anche in profondità, di eseguire lavaggi percutanei di una calcificazione in fase di “svuotamento” o di fare infiltrazioni super selettive destinando la piccola quantità di sostanza in modo estremamente preciso e indolore. L’ecografia estemporanea permette inoltre di monitorare e valutare la progressione della cicatrizzazione, di una riparazione chirurgica tendinea e di dare informazioni estremamente adeguate al fisioterapista per la prosecuzione del percorso riabilitativo post operatorio.

Sarà poi cura dello specialista, qualora vi sia la necessità, di richiedere ulteriori esami strumentali (Radiografia, Risonanza Magnetica, Ecocolor Doppler o TAC ecc.) dietro quesiti specifici al radiologo”.

La spalla degli sportivi

Quali sport possono sollecitare troppo la spalla?

“Sia professionisti che dilettanti, tutti i praticanti di sport che richiedono movimenti sopra la testa come tennis, padel, golf, basket o pallavolo, possono sollecitare e stressare le articolazioni della spalla. In alcune persone, specie con una predisposizione genetica all’artrosi o con patologie della spalla già presenti, praticare questi sport potrebbe portare a un’usura grave della cartilagine e delle parti ossee della spalla. Tuttavia, se da una parte smettere di praticare questi sport può aiutare a ridurre la sollecitazione dei movimenti sulla spalla, dall’altra non è la soluzione migliore al dolore”.

Come tornare a praticare sport dopo la chirurgia?

“Per recuperare la piena funzionalità delle braccia e poter praticare i suddetti sport senza dolore, è fondamentale affrontare l’artrosi in modo efficace, fin dalle prime fasi, senza attendere l’usura grave delle strutture articolari. 

Nell’artrosi iniziale, trattamenti conservativi come infiltrazioni ecoguidate di acido ialuronico, collagene, PRP, cellule staminali mesenchimali, fisioterapia possono alleviare il dolore e, in alcuni casi, stabilizzare a lungo il problema. Quando i trattamenti conservativi non producono più i risultati sperati e il paziente non ha più beneficio, l’impianto di una protesi di spalla può essere la soluzione per recuperare la qualità di vita persa.

Grazie alle nuove tecniche di chirurgia protesica di spalla, anche i casi più complessi di deformità ossee significative o esiti di frattura, possono ottenere benefici dalla protesi di spalla. Questi interventi innovativi, preceduti da una TAC della spalla eseguita dal paziente, mirano a garantire una maggiore durata dell’impianto protesico, un rapido recupero post-operatorio e, per gli appassionati di sport, il ritorno in campo”.

L’artrosi della spalla

Dott. Righi, in caso di artrosi della spalla, quando è necessaria la chirurgia?

“In generale, l’artrosi è una condizione degenerativa delle articolazioni che causa l’usura della cartilagine articolare. Tuttavia, nei casi più avanzati, le componenti ossee dell’articolazione della spalla (testa omerale e glena scapolare) possono essere così gravemente usurate che, dalle radiografie, le ossa risultano “fuse” insieme: in tali circostanze, diventa necessario ricorrere all’intervento chirurgico di protesi di spalla. È importante notare che le spalle presentano variazioni anatomiche significative e le soluzioni, incluse quelle chirurgiche, vengono determinate in base al quadro clinico, alla gravità dei sintomi, alle esigenze funzionali e all’anatomia specifica della spalla del paziente, considerando anche la presenza di eventuali alterazioni anatomiche congenite o post-traumatiche della spalla, così come gravi deformità delle componenti ossee dell’articolazione”.

La chirurgia protesica

Quali sono le tecniche innovative per la chirurgia protesica di spalla?

“Ci sono varie tipologie di protesi di spalla e diverse metodologie chirurgiche che sfruttano tecnologie all’avanguardia per affrontare con precisione anche situazioni complesse in cui la glena e la testa dell’omero sono difficili da distinguere. In tutti i pazienti viene eseguita una risonanza magnetica ad alto campo per lo studio del patrimonio tendineo e muscolare e una prima valutazione delle deformità ossee. In seguito, se le deformità ossee sono importanti si esegue una TAC di spalla che consente la pianificazione al computer del tipo di impianto adatto a quella deformità. Infine, in alcuni casi selezionati, utilizziamo un sistema di navigazione che sfrutta sensori posizionati in punti specifici della spalla del paziente, con un’accuratezza di 0,5 mm e 0,5 gradi. Nei casi in cui vi sia una grave anomalia nel rapporto tra i componenti articolari (testa dell’omero e glena) a causa di usura o deformità, il sistema di navigazione consente al chirurgo di visualizzare chiaramente il percorso, proprio come un navigatore durante la guida in condizioni di scarsa visibilità. Questo è particolarmente importante poiché anche un piccolo errore di pochissimi gradi o millimetri nell’installazione della protesi potrebbe aumentare l’usura nel tempo, causare dolore o movimenti non corretti della protesi”.

Quali sono i vantaggi?

“L’aumento della precisione nel posizionamento dell’impianto protesico di spalla offre una serie di vantaggi per il paziente, correlati a migliori risultati biomeccanici della protesi stessa. La precisione dell’impianto deriva anche dal volume di interventi eseguiti dall’equipe chirurgica che deve essere adeguato in termini di numero/anno e costanza di interventi eseguiti. Esperienza e precisione si traducono in una riduzione del dolore post-operatorio, in una riabilitazione più efficace, con un recupero della funzionalità e del movimento della spalla migliorato e più rapido”.

Articolo a cura di:

Elisa Scoccia

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